Lo scatto in avanti Si discuta fin che si vuole, le decisioni spettano al premier di Francesco Nucara Finalmente! Era ora. Già nel precedente governo Berlusconi tra le poche critiche che avevamo avanzato c'era quella di un insufficiente ruolo esercitato dal Presidente del Consiglio. Era l'epoca dei cosiddetti vertici in cui si discuteva per ore e in cui il Presidente Berlusconi era costretto a mediare tra varie posizioni politiche. Premesso che siamo convinti che i vertici siano utili per chiarirsi sui nodi politici che il governo deve, di volta in volta, affrontare, siamo altresì convinti che il Presidente debba trarre conclusioni e arrivare ad una sintesi, per poi decidere, anche se qualche componente della coalizione non sarà del tutto soddisfatto o, caso estremo, sia del tutto insoddisfatto. Con la sterzata di ieri: "Decido io l'agenda politica, e la priorità è il sistema giustizia" ci sembra che Berlusconi finalmente si appresti ad esercitare con decisione il doppio ruolo di capo della coalizione che ha vinto le elezioni e di Presidente del Consiglio. Noi non possiamo che apprezzare questo atteggiamento, in particolare sul problema giustizia. E non è un caso che i repubblicani abbiano già presentato un loro progetto di riforma, di cui discuteranno pubblicamente il prossimo 24 luglio con rappresentanti politici di maggioranza e opposizione. Se proseguendo su questa linea Berlusconi affronterà con la stessa determinazione (ma Napoli ne è già una prova) il problema del nucleare e degli OGM, non possiamo che rafforzare la nostra convinzione di essere alleati con un forza politica che sposa in pieno i nostri programmi. Se ricerchiamo qualche timidezza, esitazione o remora, la troviamo certamente nella minore convinzione di procedere a liberalizzazioni vere in luogo di quelle finte, tipiche e topiche del governo Prodi. E qui probabilmente si ritorna al vecchio sistema di tenere troppo conto delle pressioni esercitate da qualche forza politica di maggioranza o da sistemi corporativi che inevitabilmente rallentano le decisioni del Presidente del Consiglio annacquando oltre ogni limite iniziative tese a liberalizzare i servizi pubblici, ad eliminare gli enti inutili, a ridisegnare un'altra Italia che non può essere più quella dei Comuni. Il federalismo va bene, anzi benissimo, se tutti si ricorderanno che non siamo più nell'Ottocento di Cattaneo, bensì nell'era di Internet, della globalizzazione e del mercato unico europeo. Il federalismo di Cattaneo serviva ad una diversa organizzazione dello Stato, ma sempre nel concetto dell'unitarietà italiana. E prima del federalismo il Governo, e per esso Berlusconi, ha il dovere di rendere uguali tutti gli italiani: sia che abitino a Varese sia che risiedano, ahi loro!, a Marsala. Vada avanti presidente Berlusconi, eserciti pienamente il ruolo che gli elettori, e non questo o quel partito le hanno assegnato. Il problema della giustizia va affrontato con immediatezza. Non esiste al mondo un sistema giudiziario in cui il CSM funga da terza Camera del Parlamento, in cui si confondano continuamente i ruoli di pubblico accusatore e magistrato giudicante. Un paese in cui i magistrati possano talvolta, quando agiscono travisando il loro potere istituzionale, rovinare la vita a cittadini, in seguito spesso riconosciuti estranei ai fatti loro contestati, senza che succeda niente se non qualche inopinata promozione, avallata dal CSM. Non c'è paese al mondo in cui l'obbligatorietà dell'azione penale sia prerogativa discrezionale dei pubblici ministeri. Come diceva l'avvocato Gaetano Sardiello deputato repubblicano all'Assemblea Costituente: "Non recherò più fiori né di gioia né di pianto, né rose né crisantemi, alla indipendenza della magistratura". |